E le istituzioni? Che cosa hanno fatto le istituzioni nel corso degli anni per mettere un freno al degrado del territorio? Beh negli ultimi anni la Comunità Montana ed il comune hanno stanziato dei fondi per consentire ad alcuni pastori con le loro greggi di “pulire” i prati che da tempo non venivano falciati. Sicuramente siamo all’inizio, qualcosa ancora c’è da aggiustare, ma comunque è almeno un inizio. Restano però altri problemi irrisolti.
Il fieno. Sopratutto quello dei prati di alta montagna, che da lungo tempo non vengono concimati, non ha particolari proprietà nutritive e, di fatto, quei pochi che ancora hanno qualche mucca non ne vogliono nemmeno sentir parlare. Quindi o lo si brucia, operazione che qualche rischio lo comporta sempre, o lo si butta da qualche parte ma non si sa dove. Questo è un problema che ormai esiste da qualche anno ed è necessario trovare una soluzione.
Le strade. Sono in generale viste peggio della peste. Credo che si possano costruire strade senza ingenerare per forza dei dissesti nella montagna e il loro utilizzo possa essere regolamentato come avviene da tante altre parti. Ma evidentemente per molti non è così. Le case e gli alpeggi in montagna, che non sono raggiunti da una strada, il più delle volte vanno a morire. Personalmente trovo che sia peggio un “monte” abbandonato piuttosto che non una strada che lo raggiunga, chiaramente costruita secondo certi crismi. Nelle linee guida che l’amministrazione ha emanato per la redazione del Piano del Governo del Territorio viene espressamente limitata la costruzione di nuove strade, e questo, secondo me, non sempre è giusto. Non possiamo permetterci di pagare dei “giardinieri” che curino al posto nostro il tutto il territorio, siamo noi cittadini che, magari spinti anche da delle sovvenzioni, dobbiamo effettuare queste operazioni. Se questa cosa risulta più accessibile, gli incentivi potrebbero essere sufficenti per spronare le persone ad agire, se una persona dopo una settimana di lavoro, la domenica, deve prendere il gerlo e farsi una scarpinata per “ir a segher a mont”, è un santo. I santi generalmente scarseggiano.
Il bosco. Il patrimonio boschivo della Valdidentro è affidato al Consorzio Forestale Alta Valtellina. Quello che vediamo tutti è che molti boschi marciscono in piedi e sarebbe necessario tagliarli per consentirne un rinnovo. Il comune concede un quantitativo di legna da ardere che sia al massimo 12 quintali (A Valfurva sono 30) al prezzo di 3€ al quintale (Nel bosco). Ci vendono legna che il più delle volte vale poco e la fanno strapagare. Se consideriamo che il prezzo della legna in stanghe (Larice che viene dall’Engadina) trasportato sin sulla porta di casa (Compensivo quindi di taglio, deposito e trasporto sino a casa dal cliente) costa 7€ al quintale. Se pensiamo anche solo quanto incide il trasporto si capisce che siamo completamente fuori prezzo. Si potrebbe ad esempio tagliare parti di bosco il cui sfruttamento per legname da opera è impossibile per la scarsa qualità del legname. I costi di taglio e trasporto a valle sarebbero coperti da quanto il cittadino paga per trovarsela in fondo al bosco, in un piazzale già accatastata. Il comune, non chiedendo alcun compenso, consentirebbe il rinnovo del bosco e offrirebbe ai propri cittadini una valida alternativa al riscaldamento a gasolio, e questo sarebbe comunque un risparmio. Eliminando il costo dell’acquisto da parte del comune e quello del trasporto (Magari di parecchi km) si dovrebbe ottenere una riduzione tale da rendere l’operazione commercialmente competitiva.