Ho lavorato per un anno in un contesto scolastico superiore. Gli studenti non sono più quelli di una volta: ragazzi più o meno attivi, vispi, allegri, rispettosi, educati… da quel punto di vista il fattore umano non cambia molto rispetto a quello di qualche anno fa. Ma è cambiata una cosa fondamentale: quando facevamo le superiori io e i miei coscritti intendevamo il momento scolastico come il NOSTRO LAVORO. Ora non c’è più quasi nessuno che lo reputa tale, semplicemente perchè non retribuito. Questa per me è una differenza enorme: perché quegli stessi ragazzi che a scuola non danno il meglio di loro stessi quando d’estate lavorano spesso diventano nei loro campi di competenza professionisti irreprensibili (o quasi); io mi chiederei il perché di questo fatto. La mia opinione?? Senza toccare le istituzioni (perché sembra di parlare di un ente astratto) io tenderei a responsabilizzare TUTTE le parti in causa (intendendo alunni e professori), ricordandosi cos’è che dovrebbe muoverci ogni giorno e che ora manca: la PASSIONE.
Ragazzi: necessitate sempre di un incentivo economico per dare qualcosa di più?? Avete sempre bisogno di competizione per cominciare a muovere cervello e corpo?? Se siete così non potete ricevere altro da me se non pietà e commiserazione, perché la motivazione le Persone (con la P maiuscola) ce l’hanno intrinseca, non gliela deve dare nessuno a mo’ di esca!!! Questa è la differenza tra gli esseri umani e le cavie da laboratorio!!! La vita è la vostra, e allora bisogna fare lo sforzo di afferrarla! E poi vedrete che goduria!
Professori: per quello che ho visto io (Katolyzia confuta pure la mia tesi, tanto la mia opinione attualmente è molto difficile da cambiare) anche in questo caso manca l’aspetto più importante dell’insegnamento e dell’azione educativa in generale: la voglia di confrontarsi!! Non sto dicendo che il docente debba confondersi con il discente, ma un confronto aperto non credo metta in discussione i ruoli: ho visto insegnanti entrare in classe con la voglia e la motivazione di mufloni semimorti, impegnarsi come fannulloni per mezz’ora salvo poi, una volta che la classe ha percepito questo “scazzamento” e agisce di conseguenza (ed in questo caso è anche difficile darle torto) picchiare le mani sul tavolo con rabbia per ottenere l’attenzione!! E questo perché?? Si sta attaccati alla propria cattedra sperando che la posizione (cattedratica) conferisca immediatamente una sorta di immunità da qualsivoglia sorta di giudizio… Ho sentito molte volte, al termine di interrogazioni, prof. chiedere all’esaminato di turno “Che voto ti daresti??”, quasi a verificarne l’obiettività e l’onestà… Ma non ho mai né visto, né udito, e nemmeno percepito professori che alla fine di ogni spiegazione si mettano minimamente in discussione chiedendo o chiedendosi che voto si darebbero.
Ciò è GRAVE!! L’impegno chiama altro impegno: molti giovani oggi fanno gli stronzi, è innegabile, ma a questi io riconosco, anche se a malincuore, l’attenuante di scelte importanti ancora da compiere (rimane il fatto che non si impegnano, che dovrebbero sperimentare di più la soddisfazione del successo che nasce dallo sforzo). Un insegnante non ha attenuanti: fa il lavoro più bello del Mondo, un lavoro che si è scelto, e se una cosa la si sceglie la si fa sputando sangue, lacrime e sudore, e non ci si lamenta che se si fanno 20 minuti in più il ministero non paga gli straordinari! Ma quali straordinari, quando non si dà neanche il 100% nell’ordinarietà! Mi pare di vedere dei mercenari! Solo una preoccupazione ho scorto negli insegnanti: portare a termine il programma… ma come affrontare questo programma viene deciso male, e soprattutto in maniera individualistica, per nulla condivisa e concordata. Per cui è ora di tirare fuori i coglioni, che non vuol dire avere uno sguardo più severo o urlare per ottenere il silenzio… la scuola non è il gioco del silenzio, ma il posto dove si dovrebbe imparare a fare delle scelte e a portarle in fondo. Se si stabiliscono ASSIEME obiettivi ambiziosi, ma realistici, in cui ognuno si possa sentire protagonista con la propria individualità e qualità (quante volte un’insegnante si è fermato al bar con dei ragazzi a bere qualcosa assieme e a chiedere anche solo semplicemente “cosa ti piace fare??”) allora forse si comincerà a vedere qualcosa di diverso: perché quando un individuo stabilisce lui stesso i propri obiettivi allora farà di tutto per ottenerli, per non deludere le speranze e le aspettative di chi ha creduto in lui: lui stesso!!!
Gli insegnanti percepiscono uno stipendio troppo basso?? Non è vero… è verissimo!!! Ma se ci si adagia su questo fatto e si molla la presa sul proprio entusiasmo ed impegno non si fa altro che giustificare questa non adeguata retribuzione. Si può daaaaare di più…