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L'estate 2007 ci riporta a vent'anni fa, quando la mattina del 28 luglio alle 7.23 dalla cima del Monte Coppetto, esattamente 10 giorni dopo l'alluvione del 18 luglio che sommerse completamente la piana di S.Antonio Morignone, si staccarono 40 milioni di metri cubi di terra, roccia e detriti che precipitando avrebbero profondamente e irreversibilmente segnato il volto e il destino della nostra Valle .
Morirono 21 abitanti del paese e 7 operai, le 149 famiglie di Aquilone, Tirindrè, Poz, S.Antonio e Morignone improvvisamente persero la casa.
Oggi, a distanza di vent'anni, a memoria delle vittime, a ricordo del paese e come espressione delle emozioni vissute negli anni, la popolazione si sta dedicando alla costruzione di una cappella commemorativa nei pressi di Aquilone :
PER NON DIMENTICARE .
RIPORTO DI SEGUITO E PER INTERO L'ARTICOLO SCRITTO DA INDRO MONTANELLI IN OCCASIONE DELLA TRAGEDIA DELLA VALPOLA E APPARSO SU 'IL GIORNALE DEL 24 LUGLIO 1987'
[align=center] Così ci hanno visto :[/align]
[align=justify]Zamberletti insiste a dire che dal cielo della valtellina ci sono da aspettarsi altri flagelli.
Fa bene a tener vivo l'allarme.
ma per fortuna lo zamberletti meteorologo si sta dimostrando meno bravp dello zamberletti ministro della protezione civile, che è stato bravissimo, con buona pace di coloro che vorrebbero metterlo sotto accusa.
lo dicono i valtellinesi con cui abbiamo parlato con cui hanno parlato i nostri cronisti, e che sono sfilati sul video dei telegiornali.
tutti riconoscono a una voce che il segnale di pericolo fu dato tempestivamente-anche se non tutti lo udirono- e che altrettanto tempestivamente scattarono le operazioni di soccorso.
Con evidente delusione di molti intervistatori, essi non hanno mostrato alcun risentimento verso le inadempienze dei pubblici servizi. Al contrario. Sia pure espressa con parsimonia di parole -com'è loro costume- c'era nei loro racconti una profonda gratitudineper l'abnegazione e il coraggio dei soccorritori.
A fare questi racconti non erano dei signori comodamente seduti nelle loro case o uffici rimasti a margine del disastro. Erano dei poveri diavoli che lottavano col fango in cui erano immersi sino alla cintola, e chemalvolentieri lasciavano un attimo la vanga per rispondere alle domande: gli stessi che in altre sequenze abbiamo visto sfilare dietro le bare della moglie o del figlio, asciugandosi fuertivamente gli occhio, ma senza quelle sceneggiate di disperazione che ce la rendono sospetta.
Tanta compostezza e dignità sembranbo fatte apposta per mettere in risalto la faziosa acrimonia di tanti commeratori di stampa e televisione che credono di fare anche loro opera di soccorso intentando processi alle streghe. e noi dello strato con tutto quello che ne abbiamo sempre detto non vogliamo certo prendere le difese.
Ma stavolta lo stato non c'entra : parols di valtellinesi. Tutti, dai loro sindaci in giù, hanno detto pressapoco che un concorso di iatture atmosferiche come quelo che ha provocato la ctastrofe, nessuno popteva prevenirlo perchè nessuno poteva prevederlo; dalle vette di tremila metri, mi hanno detto, dove nessuno ha provocato guasti, si sono staccate intere pareti di ghiaccio contro cui non c'erano sbarramenti che potessero tenere. dal diluvio, hanno detto, ci si può difendere; dal cataclisma no.
Questo però non toglie -si obietterà, e si continua a diree a scrivere- che un progetto di legge per ladifesa del territorio giace dal 1982 negli ambulacri della camera che in cinque anni non ha trovato il tempo nemmeno di discuterlo.
giusto: anche la camera meriterebbe la fine della strega. Ma vorremmo sapere in quale Camera si troverebbe una maggioranza per approvare una difesa del territorio che, se si vuol farla seriamente, comèporterebbe impegni di decine e forse centinaia di migliaia di miliardi e creerebbe , fra lo stato e gli enti locali, uno di quei grovigli di competenze che fanno soltanto la pacchia di azzeccagarbugli, lottizzatori e bustarellari.
Apprfittiamo dunque del sonno di questa legge -che ci auguriamo più lungo di quello di Aligi- per agire stavolta d'iniziativa e senza perder tempo I danni che la Valtellina ha subito ammontano, pare, sui mille miliardi. stanziamone subito una prima fetta.
Ma saltando le carte da bollo e anche a costo di qualche sfregio alle procedure ordinarie, diamoli ai valtellinesi. Sono gli unici che sanno come spenderli per le loro valli e che forniscono garanzia di non rubarli. E' gente che merita, come a suo tempo la meritarono i friulani , la nostra fiducia. il coraggio, la compostezza, la misura, la dignità con cui hanno saputo reagire dovrebbero essere, un esempio per tutti.
Ieri davanti allo spettacolo che la televisione ancora una volta ci proponeva di quei costoni mangiati dalla frana, di quegli squarci aperti dai torrenti impazziti nella carne viva della terra, di quei desolati sudari di fango, mi è venuto fatto di pensare quanto ci piacerebbe sentirci italianise l'Italia fosse, anche sommersa, tutta Valtellina.
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[align=right]Indro Montanelli[/align]
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