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ARGOMENTO: Referendum confermativo del 25 e 26 giugno

Referendum confermativo del 25 e 26 giugno 22/06/2006 15:09 #95

  • Soxs
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Con il referendum confermativo del 25 e 26 giugno gli italiani sono chiamati alle
urne per esprimersi sulla riforma della seconda parte della Costituzione approvata
in via definitiva a maggioranza semplice dal Parlamento lo scorso 16 novembre.

L'autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha diffidato oggi Mediaset dalla
messa in onda di alcuni spot informativi sul prossimo referendum costituzionale
giudicandoli incompleti e parziali.
Lo rende noto un comunicato del garante.
"La commissione Servizi e prodotti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
ha diffidato oggi Mediaset a non continuare la trasmissione di spot informativi
che per la parcellizzazione e l'incompletezza delle informazioni fornite enfatizzino
aspetti particolari della complessiva consultazione referendaria".
Il comunicato ricorda che la decisione arriva a seguito dell'invito rivolto nei giorni
scorsi alle emittenti televisive alla corretta applicazione delle disposizioni in
materia di comunicazione politica contenute nel regolamento emanato dall'Autorità
per il referendum.

La stessa cosa più o meno l'ha fatta anche la Rai, anche se non c'è stata nessuna
denuncia da parte dell'autorità. Ecco cosa riportava il corriere della settimana scorsa:


L’incombente referendum sulla nuova costituzione investe argomenti molto difficili.
I più non li capiscono, e quindi se ne disinteressano. A torto perché una scelta
sbagliata danneggerà tutti, ivi inclusi i disinteressati. Ma tant’è. Il referendum è
indetto, e il dovere della Rai come servizio pubblico è di spiegarlo onestamente e
imparzialmente. Come? Come si fa? La nostra tv non lo ha mai fatto, probabilmente
nemmeno sa come farlo, e comunque se ne impipa. In Saxa Rubra l’imparziale è un
imbecille; l’intelligentone si schiera e, se l’azzecca, viene debitamente ricompensato
dal vincitore.
Da aprile il vincitore è cambiato. Ma il nuovo vincitore continua a sonnecchiare,
consentendo così che il referendum costituzionale sia gestito, senza nemmeno cambiare
un guardalinee, dalla tv colonizzata da Berlusconi.
Facendo un passo indietro comincio da questa domanda: qual è il problema che viene
specificamente posto da un referendum? In questo contesto non si tratta più di descrivere
un testo ma di strutturare una scelta. Perché è meglio approvare? Perché è meglio rifiutare?
Questo è il quesito posto agli italiani, e questo è il quesito che il nostro cosiddetto
servizio pubblico pervicacemente elude.
Pilucco tra i vari spot e filmatini che per dovere di ufficio mi sono dovuto sorbire in
questi giorni. Un tema molto insistito, non a caso, è quello della riduzione del numero dei
parlamentari. Il tema è popolare e gli strateghi al servizio di Sua Emittenza hanno capito
che è più facile da vendere agli ignari di tutto. E così si ripete a distesa che i deputati
passeranno, con la riforma, da 630 a 518 e i senatori da 313 a 252. Vero o falso? Semi-vero,
e quindi semi- falso. E anzi più falso che vero. Non solo perché la sinistra ha proposto un
taglio più drastico, ma anche perché ne propone l’attuazione subito mentre la destra la rinvia
addirittura al 2016. Mediaset, poi, è ancora più imbrogliona. Perché nella sua animazione di
questo punto le figurine dei parlamentari si trasformano in simboli dell’euro. Come per dire:
votate Sì e risparmierete soldi. E questa non è una mezza verità ma una sicura falsità.
Secondo esempio: il bicameralismo perfetto (paritario). La riforma Bossi- Berlusconi lo ha
eliminato. Ma lo aveva anche eliminato prima la sinistra. Sul che la Rai tace, mentre il
problema dovrebbe essere di chi lo abbia sostituito peggio. Imperturbato lo spot Rai illustra
così: «La riforma prevede tre tipi di leggi», norme approvate soltanto dalla Camera (alle quali
però il Senato federale può proporre modifiche); secondo, norme approvate soltanto dal Senato
federale (alle quali la Camera può anch’essa proporre modifiche); e infine «norme che disciplinano
norme sia dello Stato e delle Regioni». Quasi tutti i costituzionalisti hanno detto che questo
è un caos ingestibile. Ma questo non va detto. I vari Mimun, Mazza, Giuliana Del Bufalo, o chi
per loro (non so chi confezioni queste pillole papaverine) si chiamano fuori dichiarandosi
«neutrali». Neutrali? Per carità. Un referendum è come ricorrere a un tribunale. La destra ha
imposto la sua riforma, la sinistra la contesta. Nel tribunale si devono udire entrambe le parti,
e poi il giudice (il demos votante) decide. Ma il nostro referendum sta procedendo inaudita
altera parte, senza contraddittorio. A me sembra incredibile, oltreché vergognoso. Eppure sino
al momento nel quale scrivo il consiglio di amministrazione della Rai e il suo presidente
hanno fatto finta di non vedere che «mamma Rai» sta disorientando gli italiani con un’
informazione che è, in realtà, disinformazione.
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Referendum confermativo del 25 e 26 giugno 22/06/2006 15:26 #96

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La televisione recentemente ha mostrato come nasce un governo. Lasciamo da
parte le difficoltà politiche dell'operazione, limitiamoci all'aspetto formale: le
elezioni hanno espresso la vittoria di una coalizione, che al suo interno
aveva indicato il proprio rappresentante, in questo caso Prodi. E' toccato
al Presidente della Repubblica convocarlo per dargli l'incarico;
l'incaricato ha accettato, ha presentato la sua compagine che ha giurato
fedeltà alla Repubblica ed è andato alle Camere ad illustrare il programma
di governo per chiederne la fiducia. Il voto del Parlamento gli ha dato la
facoltà di governare.
Aspetti rituali e simbolici che dicono come si procede per dare senso alla
sovranità popolare: il Presidente della Repubblica, al di sopra delle
parti, rappresenta il paese nella sua interezza e autentica il governo
uscito vincitore dal voto popolare; il Parlamento ascolta il nuovo
Presidente del Consiglio e gli da la fiducia, restando il luogo della
sovranità popolare a cui è affidato il compito di fare le leggi; il
Presidente del Consiglio esercita le sue funzioni nel rispetto delle
garanzie democratiche.

Se il referendum del 25-26 giugno dovesse confermare la Costituzione
"riformata", niente di tutto questo. Il Presidente del Consiglio - ormai
chiamato "Primo ministro"- viene ritenuto eletto dal popolo perché capo
della parte che ha vinto le elezioni e assume, senza chiedere la fiducia del
Parlamento, il governo. Il Presidente della Repubblica riceve connotati
notarili e ha poteri meno che simbolici. Il Primo Ministro governa
autocraticamente - secondo i modi del populismo che fa vincere la propria
squadra ed "elimina" gli altri), tenendo sotto controllo la sua coalizione
che, se in disaccordo, puo' indicare un sostituto (cosa difficile senza
ipotizzare una frattura radicale di presunti "traditori"), mentre, se si
ravvisassero difficoltà non mediabili, lui stesso scioglie le Camere e
porta tutti a elezioni anticipate.
Il potere di sciogliere il Parlamento da parte del capo dell'esecutivo non
si trova in nessuna Costituzione democratica e anche il Presidente degli
Usa, che ha il potere piu' grande di tutti, non potrebbe mai mandare a
casa Camera e Senato.
L'ordinamento della Costituzione ancora vigente prevede quei bilanciamenti
che rappresentano i bilanciamenti interni e i controlli reciproci che sono
garanzie democratiche per i cittadini: le funzioni diverse della Presidenza
della Repubblica, del Parlamento, del Governo, della Corte costituzionale
rappresentano proprio quell'armonizzazione delle funzioni dello stato che
garantisce i cittadini.
Nella versione berlusconiana tutto questo va perduto, perché anche la
composizione della Corte costituzionale, a cui spetta dirimere le questioni
di legittimita' delle leggi e dei rapporti tra gli organi dello stato, viene
alterata e si puo' prevederne la dipendenza dal governo. Allo stesso modo è
stata esplicita in questi anni la richiesta di trascinare la magistratura al
guinzaglio governativo.
Aggiungiamo che il Senato diventa "federale", nel senso che l'elezione
riguarda candidati regionali (ma basta che siano residenti alla data di
indizione delle elezioni), ma in realtà rappresenta gli interessi politici
di governo più che le Regioni; tanto è vero che "partecipano all'attivita'
del Senato federale senza diritto di voto rappresentanti delle Regioni e
delle autonomie locali". Allora bene se il Senato diventa rappresentativo
degli interessi locali, male, malissimo se comporta l'adeguamento alle
politiche governative e toglie la possibilità di contare ai veri
rappresentanti locali.
Naturalmente alla diversa funzione del Senato si collega la cosiddetta
devolution, che è bene chiamare così, perché non si tratta di
federalismo.
Federare significa collegare con un patto, unire delle differenze e non
dividere. Per quello che riguarda educazione, sanità, polizia locale, le
Regioni avranno potestà legislativa "esclusiva" (il che significa che il
diritto allo studio o l'assistenza sanitaria saranno diverse e le regioni
ricche avranno scuole e ospedali più avanzati, la povere dovranno misurarsi
con i propri bilanci per giunta decurtati dallo stato) e nelle altre materie
"concorrente". Così non viene rispettato il diritto di uguaglianza previsto
dai "principi" della prima parte della Costituzione, ovviamente ignorato
perché quelle che contano sono le ragioni dei ricchi, come Berlusconi insegna..
Fare le leggi, poi, diventerebbe semplice e difficile insieme: semplice per
il governo che propone, seleziona, ed esclude l'opposizione, le cui proposte
e i cui emendamenti vengono accolti e calendarizzati dal governo stesso;
difficile anche per gli stessi legislatori che potranno trovarsi davanti
leggi di competenza della sola Camera, del solo Senato, di entrambi, del
Governo insieme con la Camera eccetera: tutto lavoro per i ricorsi alla
Corte costituzionale che si troverà davanti anche il contenzioso delle
Regioni e resterà intasata fino a produrre la paralisi istituzionale.
Il che significa che il nuovo testo è anche malfatto.

Che dire ancora?
Che siamo in emergenza e che io voterò "no" al referendum.
Questo referendum è diverso dagli altri (è senza quorum e
"confermativo"), il cui risultato è vitale per la democrazia in Italia.
Mi raccomando fate bene la vostra scelta e, soprattutto, andate a votare!
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Moderatori: Rok
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