Scrivo dopo il voto di fiducia del 14 dicembre al governo Berlusconi e prima dell’approvazione al senato del Decreto Gelmini sulla riforma universitaria previsto per il 22 dello stesso mese.
Scrivo dopo le manifestazioni del 14 svoltesi a Roma e leggo delle intenzioni in vista della manifestazione annunciata per mercoledì 22.
Non voglio entrare nel merito dell’opportunità che il governo Berlusconi abbia passato indenne il voto di fiducia, né sulla opulatezza del Decreto Gelmini, anche perché sinceramente non so fino a che punto le proteste di ragazzi, molti dei quali minorenni, possano avere a che fare con i fatti sopracitati.
Sono però molto amareggiata e sconcertata dai modi e dalle voci della protesta. Protesta che a mio modo di vedere nulla ha a che fare con la manifestazione di un pensiero o di un disagio, ma profuma più di pretesto, da parte di facinorosi e violenti, per cercare lo scontro, la violenza, l’aggressione a cose e a persone. 23 arrestati, tutti innocenti.
I black bock… sembra la storia dell’uomo nero che si racconta ai bambini…
come se i black block fossero gli alieni, personaggi oscuri venuti da un altro mondo a noi ostile; come se questa loro appartenenza ad un altro mondo li rendesse in una certa qual misura incolpevoli anche nell’atto di offendere persone e cose, diritti e garanzie che fanno parte della nostra cultura e forse a loro sono incomprensibili;
come se per la loro stessa natura fossero evanescenti, non identificabili, potendosene tornare nel proprio mondo, silenziosi, così come erano venuti;
come se dietro a quei caschi e a quelle sciarpe non ci fossero dei volti, delle persone, delle teste fatte (anche) per pensare di essere responsabili delle proprie azioni. Ma sono tutti innocenti.
Purtoppo invece non è così. L’uomo nero non se ne torna nel suo mondo, l’uomo nero cammina al nostro fianco, sale e scende con noi dall’autobus, l’uomo nero viene medicato nei nostri ospedali, la sua sicurezza viene garantita dagli stessi custodi dell’ordine che il giorno prima ha offeso e aggredito. L’uomo nero ha un volto, ha un nome ed un cognome e spesso questi volti, questi nomi sono noti a chi dovrebbe garantire che i diritti siano di tutti e non solo di pochi. Eppure, loro, sono tutti innocenti.
E allora chi sono i colpevoli? Verso chi lanciamo le nostre accuse? Verso i poliziotti che per lavoro hanno dovuto gestire e contrastare le violenze, gli insulti, le sassate, la messa a fuoco, gli assalti e i colpi di ragazzi imprevedibili e dissennati? Poliziotti, si ma prima ancora padri, mariti, figli e, prima ancora, uomini? Uomini chiamati ad un compito che richiede decisione e lucidità, calma e coraggio per gestire situazioni, intenzioni, minacce che sono ogni volta da interpretare?
Sono forse più colpevoli i poliziotti, anzi, il poliziotto che è stato fotografato con l’arma in pugno, sia pure (si accerterà dopo) nel tentativo di difenderla dal possibile, screanzato, utilizzo di qualche manifestante?
I poliziotti, accusati da qualche ispirato e attento osservatore delle immagini scattate durante gli scontri, di avere dei propri infiltrati nelle file dei manifestanti dediti ad istigarne la violenza (in liceale figlio di ex brigatista, si scoprirà dopo)?
Sono forse colpevoli tutti quei poliziotti che in un eventuale tentativo di difesa della propria persona hanno colpito e/o ferito i manifestanti?
I danni alle cose, le aggressioni alle persone, la mortificazione di una città e la paura della cittadinanza, l’arroganza del distruggere la cosa pubblica, l’odio che degenera nella violenza gratuita, l’offesa verso chi è al servizio della nostra nazione sono ancora nei nostri occhi… ma se questi comportamenti sono rimasti impuniti, che cosa li ha legittimati?
Li legittima forse un ideale? ma quale nobile ideale istiga alla violenza?
Li legittima un qualche diritto sancito dalla costituzione?
Li legittima il malcontento, la sfiducia?
O, forse li legittima un qualche pensiero politico?
Forse non siamo tutti innocenti. Forse si sbaglia chi giustifica, appoggia, tutela e difende questi metodi per i quali il giudizio dovrebbe essere unanime, e di ferma condanna. Forse si sbaglia chi dà a questi ragazzi la garanzia dell’impunibilità. Forse si sbaglia chi educa all’arroganza e allo scontro invece che al rispetto ed alla responsabilità. Forse si sbaglia chi crede di avere dei diritti, ma non dei doveri.
Forse non siamo tutti innocenti, sicuramente siamo molto ipocriti.