Semogo. Il nostro paese. Come descriverlo a chi non c’è mai stato? Per chi è di passaggio verso Livigno sono alcune case su “per la costa”, non può vedere e sentire la magia di questo piccolo paesello tra le Alpi, ma basta starci pochi giorni per cominciare a sentire quel nonsochè di unico che lo pervade e lo rende così speciale.
Basta aprire la finestra all’alba e vedere i colori che questa Natura ci regala ogni giorno. Guardare il cielo e vedere il sole che comincia a spuntare da dietro le nostre montagne. D’inverno si può godere dello splendido paesaggio immerso nella neve, si possono praticare gli sport invernali, si possono fare i pupazzi di neve, immergere le scarpe nella bianca soffice neve (e non nei pastrocchi nevosi che si possono trovare in città), si può uscire e spalancare le braccia e mangiare i fiocconi giganti, buttarsi in un prato e stamparci tanti angeli, prendere la slitta e scendere giù per le discese e tornare infreddoliti a casa con il viso e le orecchie gelate ma con negli occhi l’esuberanza e il divertimento che ci fa tornare bambini e che ci permette ancora di sognare.
Si vedono le “sciore” del paese che buttano all’aria le “cuerte” (coperte) pesanti, e se passate la mattina per le vie del paese potete trovare queste “fomena” (donne) intente a far la spesa o a “ciacolare” (chiacchierare), parlando e sparlando di tutto e di tutti (si sa che il paese è piccolo e la gente mormora…) però camminare per strada e sentirsi dire anche un semplice “Buongiorno” o essere chiamati per nome e fermarsi a circolare del più e del meno e bere un caffè e poi correre a casa di corsa perché arrivano gli “omen de loredi” (uomini dal lavoro) e tu ciacolando allegramente noi ti sei resa conto del tempo che è volato.
Arriva l’estate ed ecco che nei prati intere famiglie si apprestano al taglio “dei fegn”. Si “guzzano” (appuntiscono) le falci, si tolgono da garage le falciatrici, si preparano i rastrelli, i “pon del fegn”, “li forca”,“li frosckeira” (questo non so tradurlo…) e poi tutti sui prati a tagliare, “voltare”, raccogliere, trasportare il fieno.
E sono momenti faticosi ma stupendi, un modo per stare tutti insieme, per trasmettere ai nostri figli la cultura delle nostre terre, le nostre tradizioni agricole.
E poi finalmente, finiti i fen in paese, tutti su per i monti a riaprire le baite, e a ritrovarsi con parenti e amici, specialmente nelle domeniche estive, a fare polenta e salciccie, spezzatino, costina, verdure grigliate, i funghi ….e a raccontare, cantare. parlare, di questo e di quello, delle cose divertenti e tristi che la vita ci propone.
E poi le passeggiate…Com’è bello stare in compagnia e camminare tutti insieme allegramente. E scoprire scorci di natura che ti erano sfuggiti e stupirsi ogni volta, come se fosse la prima, a vedere quanta bellezza ci avvolge e accorgersi che possiamo ancora stupirci di fronte a certi spettacoli della natura.
E poi ritrovarsi in autunno, con li mille colori dei boschi,.e fintanto che il tempo aiuta andare ancora a spasso, e cercare i funghi, e mangiarci i “brasckeir” in compagnia. E richiudere e le baite e riaffollare il paese. E ritrovarsi tutti dopo la Messa a “far piazza” e a rincontrarci dopo la stagione estiva…
Ma Semogo non è tutto qui. Perché a Semogo ci siamo tutti noi. Ed è questo che conta. La gente siamo noi, quelli che si alzano la mattina e respirano l’aria pura di Semogo ed hanno subito voglia di vedere gente, e di raccontare storie, e di darsi da fare in qualche attività paesana, e salutare allegramente chi incontriamo e regalare sorrisi…e ancora sorrisi… E se volete vedere tutto questo di persona non vi resta che venire da noi!
Più siamo e più allegri si sta!
Le vostre due inviate Maru e Depi!
Si riingraziano per le foto: Depi, Giuly e Maru